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Recensione "Non c'è una fine - Trasmettere la memoria di Auschwitz" di Piotr M.A. Cywiński





IDENTIKIT DEL LIBRO
Autore: Piotr M.A. Cywiński
Titolo: Non c'è una fine – trasmettere la memoria di Auschwitz
Casa editrice: Bollati Boringhieri
Anno di pubblicazione: 2017
Pagine: 148
Prezzo cartaceo: €12,75
Prezzo formato Kindle: €6,99
Per acquistarlo cliccare qui: Non c'è una fine- Trasmettere la memoria di Auschwitz

TRAMA
Auschwitz è un simbolo potente. Ogni anno il luogo nel quale sorgeva il più grande campo di sterminio nazista viene visitato da più di un milione di visitatori, decine di migliaia dei quali provengono dall’Italia. C’è un’intera generazione ormai figlia del profondo significato che quel luogo ha assunto nel nostro tempo, figlia dei viaggi della memoria. Che cosa cercano quei ragazzi ad Auschwitz, che cosa cerchiamo tutti noi? Che storia ci racconta? Piotr Cywiński, direttore del Memoriale e Museo di Auschwitz-Birkenau, in questo libro duro e necessario, vibrante e appassionato, si confronta con queste domande e con i dilemmi che si nascondono in uno dei luoghi più terribili della storia dell’umanità. Settant’anni dopo la fine della guerra, Auschwitz ormai parla ai nipoti e ai bisnipoti di chi visse quell’immane tragedia, di chi la vide o non la volle vedere, di chi la mise in atto. Ed è diventata anche un simbolo, il luogo dove si cristallizzano le domande irrisolte che la Shoah porta con sé. La responsabilità della trasmissione del suo messaggio al mondo è enorme e va pensata con cura, perché Auschwitz è molte cose, non una sola, e non appartiene solo a qualcuno, ma all’umanità intera. Non è solo lo sterminio sistematico degli ebrei d’Europa, non è solo l’attuazione di un’aberrante teoria razzista: Auschwitz ormai trascende la sua storia e parla direttamente a noi, ora e qui, proprio nel mondo in cui viviamo, perché in quel luogo, scrive Cywiński, «l’Europa perse se stessa». Auschwitz è un monito che viene dal passato, e il suo messaggio – il suo urlo lacerante – per quanto complesso e doloroso, è più che mai necessario per pensare al nostro futuro.

STILE
Lo stile è semplice, con periodi costituiti per lo più da frasi principali dense di significato. L'autore racconta episodi, pone domande, cerca di dare risposte. Riporta qualche conversazione determinante per il procedere del racconto, per spiegare le circostanze in cui si è trovato.
Viene utilizzata la prima persona in quanto, oltre ad essere un flusso di riflessioni su molti dei punti chiave legati ad Auschwitz e alla Shoah, è anche un libro, in parte, autobiografico.


COMMENTO PERSONALE
Come detto nella trama, Auschwitz è un simbolo potente che con il tempo sta assumendo il ruolo di “pars pro toto”, una parte che rappresenta il tutto.
Questo libro ci fa aprire gli occhi su ciò che davvero questo Luogo simboleggia per le persone, per coloro che sentono il dovere di visitarlo; tutto quello che ci racconta tramite i suoi resti architettonici e gli oggetti rimasti.
Ma l'autore ci tiene a sottolineare che:
“Questo libro […] è una raccolta di considerazioni soggettive e di osservazioni – qualche volta molto personali – sul Luogo che sommerge, del quale non si può essere all'altezza, e che non si potrà mai comprendere del tutto.”

Ho trovato questo libro interessante, illuminante. Come la riflessione sul ruolo che il “Diario di Anna Frank” ricopre nell'insegnamento. Tale libro viene infatti utilizzato perché i ragazzi si identificano con l'ordinarietà della ragazza, ma l'errore sta proprio in questa identificazione considerando che: Anna era innocente, fin dall'inizio destinata a morire e distante da ogni possibilità d'aiuto.

Vi è un alternarsi tra il ruolo di Auschwitz oggi e la spiegazione di tutto ciò che ha portato alla costruzione di questo campo, parte integrante della cosiddetta “Soluzione Finale”, programmata in ogni suo punto. È impressionante leggere di tutta la razionalità utilizzata per attuare lo sterminio di un intero popolo innocente.

Nella postfazione, Greppi racconta dell'istituzionalizzazione della memoria della Shoah e della conseguente nascita del primo treno della memoria:
Due generazioni hanno trovato in questa pratica uno spazio di confronto, di discussione e di comunità che è molto raro intercettare altrove.”

Non c'è una fine”. È proprio il titolo a dare una visione di quello che è Auschwitz: un Luogo di cui conosciamo la storia e gli elementi che lo compongono (come le varie esposizioni) ma, allo stesso tempo, un posto che pone le radici nella nostra coscienza, entra a far parte della nostra persona e non ci abbandona più.

🌟🌟🌟🌟🌟/5

INFORMAZIONI SULL'AUTORE
Piotr M.A.
Cywiński (1972), nato a Varsavia, laureato in storia a Strasburgo, è direttore del Memoriale e Museo di Auschwitz-Birkenau dal 2006. Già presidente dell'Associazione degli intellettuali cattolici di Varsavia, è attivo partecipante del dialogo ebraico-polacco e cristiano-ebraico. Dal 2007 è membro del Consiglio polacco di cristiani ed ebrei e nel 2008 è stato ambasciatore dell'Anno internazionale del dialogo interculturale. Dal 2005 al 2014 è stato direttore del Consiglio del Centro internazionale per l'Educazione su Auschwitz e l'Olocausto.

Ma la traduzione e la postfazione sono da attribuire a Carlo Greppi (1982), storico e scrittore, collaboratore di Rai Storia; da anni organizza viaggi della memoria con l'associazione Deina. Tra le sue pubblicazioni, l'ebook “La nostra Shoah. Italiani, sterminio, memoria” (2015), i saggi “L'ultimo treno. Racconti del viaggio verso il lager” (2012) e “Uomini in grigio. Storie di gente comune nell'Italia della guerra civile” (2016), il romanzo per ragazzi “Non restare indietro” (2016), poi “25 aprile 1945” e “Bruciare la frontiera” editi nel 2018.

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